Si è svolta ieri una cerimonia organizzata presso la sede del Dipartimento della Protezione civile di ringraziamento per i medici e infermieri della Task force della Protezione Civile a cui hanno partecipato il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e il Ministro della Salute, Roberto Speranza, il capo della Protezione civile Angelo Borrelli, il Ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia e il Commissario all’ermergenza Domenico Arcuri.
“Abbiamo vissuto i giorni più difficili della nostra vita quando la tremenda onda pandemica ha colpito l’Italia, primo paese occidentale, ma è grazie al vostro impegno se siamo riusciti a uscirne fuori. Ciascuno di voi quando partiva nei posti di destinazioni dava una mano a quel pezzo di territorio, dando, però una iniezione di fiducia a tutto il Paese“. Ha detto il ministro della Salute Roberto Speranza ringraziando medici, infermieri e operatori sanitari per quanto fatto durante l’emergenza Covid.
“Aiutateci a coltivare la memoria, ho la percezione che un pezzo del Paese pensi che la battaglia sia vinta. Siamo messi meglio, ma ci siamo ancora dentro, la partita è in campo, guai a pensare che sia già vinta. Spesso il Paese dimentica velocemente, ma non dobbiamo mai dimenticare i volti segnati dei medici, degli infermieri, del personale sanitario: dobbiamo conservarli dentro e condividerli. Potete raccontare che abbiamo affrontato un nemico difficilissimo e quante difficoltà avete incrociato“, ha concluso il ministro della Salute.
Questo l’intervento integrale del Presidente del Consiglio:
Oggi mi ha fatto impressione ritornare qui perché ho cercato di contare i giorni in cui sono mancato. E ho ricordato anche tutti i giorni passati qui sin dall’inizio, dalla prima sera, quando, dopo un vertice notturno – perché delle volte a Bruxelles, i Consigli europei finiscono molto tardi – mi precipitai qui per avere un aggiornamento diretto e – ricordo – con il Ministro Speranza, con gli altri Ministri presenti cercammo, iniziammo a misurarci con questa emergenza, cercando di capire cosa stava succedendo.
Ricordo quindi il confronto con il dottor Borrelli, costante, ore drammatiche, discussioni, confronti intensi, ore febbrili, ricerche febbrili per cercare di capire dove poterci approvvigionare, in quale luogo del mondo, per approvvigionarci per le attrezzature mediche che scoprimmo subito insufficienti, per i dispositivi di protezione individuale. Poi si aggiunsero altri compagni di viaggio, come il Commissario Arcuri, e cercammo di razionalizzare meglio ogni intervento, di renderlo ancora più potente, più efficace.
Ieri, nel confronto che c’è stato, abbiamo – come sapete – avuto una consultazione generale con tutte le componenti della società per cercare di mettere a punto un piano per far ripartire il Paese nel modo più efficace e più celere possibile. C’è stato anche un confronto con alcuni esponenti del mondo della cultura e l’ho già citato, Alessandro Baricco, lo scrittore, ha usato delle belle parole che io ho subito rubato, le ho parafrasate e gliel’ho rubate: abbiamo vissuto un’emergenza cosi inaspettata che ci ha costretto ad aprire all’impossibile il panorama della nostra mente, ci ha costretto ad allargare all’impensabile il raggio della nostra azione. Vi assicuro che né io, né i Ministri che mi hanno affiancato avremmo mai pensato di poter, dover assumere le decisioni che abbiamo preso. Io sfido qualunque Presidente del Consiglio a pensare di poter disporre, dopo un intenso Consiglio dei Ministri, molto sofferto, con una discussione molto intensa per tutte le implicazioni che comportava, disporre per la prima volta dal Dopoguerra a oggi, in uno stato democratico, una zona rossa per dieci Comuni del Lodigiano e un Comune della Valle Euganea.
E così la decisione man mano che si presentava la necessità di dire prima ai cittadini di alcuni territori poi ai cittadini di tutta la comunità nazionale “voi non uscite più di casa se non per comprovate ragioni, voi dovete rispettare delle misure di distanziamento, dovete, ricorrendo alcune circostanze utilizzare quello che stiamo utilizzando ancora adesso, dispositivi di protezione individuale”. Sfidando anche regole basilari, principi fondamentali del nostro ordinamento democratico, con tutte le implicazioni, non solo politiche, giuridiche, sociali, economiche.
Siamo stati tutti costretti ad affrontare una prova difficilissima, impegnativa, inaspettata. E ricordo sempre la triste contabilità dei nostri morti, che non sono numeri, l’abbiam detto sin dall’inizio. Ieri abbiamo raggiunto la cifra di 34634 decessi. Non ce lo dobbiamo dimenticare, sono cari, genitori, padri, madri, parenti, conoscenti, per lo più, ce lo siam detti, e le statistiche lo dicono, sono persone anche molto anziane anche se non sempre è stato così, io stesso – sapete – ho perso un uomo della scorta che era molto giovane. E sono persone… abbiamo scoperto anche un linguaggio, per esempio per me nuovo, io non conoscevo la parola “comorbilità”, come a dire che spesso il virus ha aggredito persone che avevano patologie pregresse.
Però quelle persone, anche se anziane, anche se con altre patologie, sono quelli che hanno costruito l’Italia, ci hanno consentito di uscire dal dopoguerra, di edificare questa meravigliosa nazione, hanno affrontato e ci hanno consentito di lanciare, affrontare e realizzare il miracolo economico, hanno reso grande il Made in Italy italiano nel mondo.
L’ultima volta che ho avuto il Consiglio europeo ho ricordato, anzi non nell’ultimo Consiglio ma nel preconsiglio che abbiamo fatto circa 10 giorni fa, ho dato anche il numero di questi decessi aggiornato alla sera prima per spiegare ai miei colleghi europei che non è solo quando noi affrontiamo i problemi anche in Europa non possiamo solo tenere presente una prospettiva politica, giuridica, ma c’è anche una prospettiva morale che mi muove e ci deve muovere quando assumiamo le decisioni. Lo dobbiamo fare per loro che sono venuti a mancare.
Ieri abbiamo terminato la consultazione nazionale a Villa Pamphjli e con i ministri, su giusto riferimento del Ministro Speranza in particolare, abbiamo ascoltato per ultimi, dando a loro tutto il tempo necessario per esporre le loro posizioni, le associazioni in rappresentanza delle varie professioni sanitarie, c’è sembrata la cosa più giusta per terminare questo ampio affresco di quelle che sono le istanze, le ragioni, le richieste di tutte le componenti della società italiana.
L’Italia, e questa è la nota assolutamente positiva, ha dato una grande prova di sé, la comunità nazionale ha dato una grande prova di sé.
L’ha data quando era tutto inaspettato, l’hanno data i singoli cittadini perché sono riusciti nella maggior parte dei casi a rispettare le regole, anche molto restrittive, che abbiamo introdotto, a cambiare abitudini di vita dall’oggi al domani stravolgendole e comprendendo che era uno sforzo che andava fatto, pur se nel piano individuale poteva risultare molto pesante perché soltanto con questo sforzo solidaristico in cui ciascuno rispetta la regola ne potevamo uscire in qualche modo contenendo la diffusione del disagio.
Noi siamo usciti dalla fase acuta -è stato detto – ovviamente il virus corre ancora con noi, quindi dobbiamo ancora continuare a rispettare le regole, anche se abbiamo riaperto quasi tutte le attività.
Ma una prova ancora più bella l’avete data voi. Nell’ambito di questa prova difficilissima, di queste ore drammatiche e anche tragiche, vi assicuro che quando avete risposto all’appello e abbiamo visto i numeri, io credo che tutta la comunità nazionale ne abbia tratto conforto, motivo di fiducia, abbia apprezzato tantissimo il vostro coraggio non solo per voi stessi perché abbiamo capito che c’era una resilienza della comunità nazionale, un coraggio, una determinazione, a non lasciarsi sopraffare da questo motivo invisibile.
Forse non siete degli eroi, qualcuno di voi lo ha detto, anzi ha rivendicato “non ci chiamate eroi” e io ho preso alla lettera questo invito quindi non vi chiamo eroi, però siete dei grandi professionisti, di grande cuore e devo dire che ne abbiamo parlato anche con il Presidente della Repubblica, ci siamo detti che non c’era possibilità quest’anno di riconoscere e attribuire delle onorificenze dell’Ordine del merito della Repubblica perché non c’erano i tempi e non c’era la possibilità, data anche la situazione.
Abbiamo rinviato la cerimonia al 27 dicembre e abbiamo chiesto a tutti i Prefetti di segnalare in particolare le persone, anche nelle professioni sanitarie, che si sono particolarmente distinte. Ovviamente questo riguarda tutte le componenti, la Protezione civile in primis, ma riguarda anche le Forze dell’ordine, dalla Polizia ai Carabinieri, Guardia di Finanza, Aeronautica, Esercito, Vigili del fuoco, tutti gli operatori della Protezione civile a tutti i livelli, a indicare singole categorie sicuramente ne avrò dimenticata qualcuna immagino, è pressoché impossibile, ma devo dire che il Paese in tutte le sue componenti e voi per primi ha reagito benissimo e se oggi siamo qui, a parlarci in questo modo, è perché ci siete stati anche voi.
Grandi professionisti con un grande cuore e siccome avete dimostrato un grande cuore io so che ciascuno di voi, nel proprio profondo, sa che se dovesse andare a effettuare quella spicciola contabilità del dare e avere, io credo che voi siate convinti di aver ricevuto di più di quanto avete dato. Grazie davvero.