Niente da fare per la firma del contratto dei dirigenti medici e sanitari 2019-2021. Dopo l’ultima due giorni di trattativa l’accordo non è stato ancora raggiunto ma in ogni caso Aran e sindacati (sul no alla firma ci sono Anaao-Assomed, Cimo e Fesmed) continueranno a trattare anche la prossima settimana nella speranza di chiudere prima della pausa estiva anche se l’ipotesi pare molto difficile.
“L’Anaao Assomed ritiene che la discussione sull’orario di lavoro dei medici, dirigenti sanitari e veterinari, oggetto della odierna riunione in sede Aran per il rinnovo del CCNL 2019-2021, debba continuare, non essendo stato trovato fino ad oggi un accordo complessivo tra le parti, nonostante gli sforzi e la disponibilità messa in campo. Anche per questo la trattativa è stata aggiornata alla prossima settimana”. Questo il commento del Segretario Nazionale Anaao Assomed, Pierino Di Silverio al termine dell’incontro di oggi all’Aran.
“Manca ancora – sottolinea Di Silverio – certezza sulla sorte dell’orario eccedente il debito contrattuale, né è precisato un cut off utile a limitarne in maniera netta l’utilizzo evitando ogni abuso.
Insieme agli altri elementi importanti:
- l’accordo su trasferte e servizi esterni
- il patrocinio legale
- l’accordo sull’aggiornamento professionale, in particolare sulle ore di aggiornamento che oggi continuiamo a svolgere come ore assistenziali
- le tipologie di guardie e il numero dei posti letto.
Registriamo inoltre un peggioramento per quel che riguarda il riconoscimento delle maggioranze periferiche in tema di relazioni sindacali, elemento riconosciuto di democrazia”.
Nonostante i miglioramenti, che Anaao riconosce quale prodotto dello sforzo congiunto delle organizzazioni sindacali e dell’Aran, c’è, insomma, ancora da lavorare.
“Firmare, quindi, oggi un testo per sua natura complesso, che peraltro richiede una riflessione anche sulla parte economica, senza poterne valutare attentamente le ricadute, non ci è sembrata una scelta utile al raggiungimento del miglior risultato possibile”.
“La fretta di chiudere senza una reale esigenza non ci appartiene, dichiara Di Silverio, a differenza della volontà di continuare a lavorare per il bene dei medici e dei dirigenti sanitari”.
“Siamo disponibili a proseguire nella trattativa, con lo spirito costruttivo di sempre, con l’obiettivo di un contratto che non solo sia migliorativo dell’attuale, ma che sia anche percepito come tale dai destinatari”.
Naddeo (Aran): “Fumata nera per la firma contratto medici, probabile slittamento a settembre”
“Fumata nera per la firma del contratto dei dirigenti medici e sanitari. Al termine delle due giornate di trattative no stop, non ci sono state le condizioni per la firma del contratto”. Lo dichiara in una nota il presidente Aran, Antonio Naddeo.
“Le trattative continuano anche con una riunione fissata per la settimana prossima, ma se le condizioni ostative non cambieranno si andrà sicuramente a settembre: il tempo non favorirà un mutare dei fattori che hanno impedito la firma del contratto. In ogni caso, con lo slittamento in autunno, il contratto non produrrà effetti prima dell’anno nuovo” chiarisce.
“Non sono bastati – prosegue Naddeo – sei mesi di trattative e importanti risorse per convincere alla firma tre organizzazioni sindacali, Anaao-Assomed, Cimo e Fesmed.
Le risorse finanziarie avrebbero consentito un incremento medio retributivo di 254 euro mensili. A cui si devono aggiungere le risorse per i medici dei pronto soccorso, che ammontano a 27 milioni di euro per il 2022 e 60 milioni per il 2023. Considerato il tempo necessario per le verifiche degli organi di controllo, la firma a luglio avrebbe permesso il pagamento di arretrati nel mese di novembre di circa 8.000 euro. Anche sul tema condizioni di lavoro (orario di lavoro, guardie e pronte disponibilità), la proposta presentata da Aran, dopo lunghissime discussioni, che apporta sicuramente dei miglioramenti rispetto al contratto vigente, non ha trovato il consenso dei tre sindacati”.
Grasselli (FVM): “La trattativa è in fase finale”
“Ancora qualche sforzo e le parti potranno trovare una soluzione agli ultimi punti critici con la più ampia sottoscrizione. Perché siamo intenzionati a firmare l’ipotesi di accordo CCNL 2019-2021 e perché, comunque, vogliamo altro – immediatamente dopo – dal Governo. I contratti di lavoro tendenzialmente non soddisfano mai pienamente tutte le aspettative, ma è meglio rinnovarli.
Il contratto della dirigenza medica, veterinaria e sanitaria non è diverso dagli altri contratti della pubblica amministrazione ma è diverso il contesto su cui opera e la condizione di disagio che imperversa nel Servizio sanitario nazionale che, lo ricordiamo, è sempre attivo 365 giorni l’anno senza mai chiudere i battenti. Il tema dei carichi di lavoro e dell’orario, quindi, devono migliorare le condizioni operative di chi produce salute.
L’ipotesi di accordo riguarda il contratto che doveva regolare il lavoro del triennio 2019/2021 e entrerà in vigore alla fine del 2023, non proprio una politica proattiva dell’efficienza, che evidentemente il nostro paese proclama ma non attua. Un settore come quello della salute, dopo il Covid, può aspettare tanto? Nel periodo 2019/2021 abbiamo sopportato la pandemia, una crisi profonda data dai prevedibili pensionamenti, fughe nel privato e mancate assunzioni per inaccettabili logiche di bilancio, la guerra in Ucraina che ha sconvolto gli assetti internazionali e l’economia e l’inflazione vicina al 10% annuo.
Non ci si può quindi illudere che un contratto di lavoro, anche per come ancora verrà inteso a livello aziendale, e una contrattazione che rispetti i limiti economici, i riti e i lacci della tradizione nazionale possano cambiare le sorti drammatiche del Servizio sanitario nazionale o anche semplicemente alleviare le condizioni di lavoro dei sanitari.
Un contratto ha i suoi poteri e i suoi margini economici, ma nel perimetro di questi limiti si svolge l’opera negoziale dei sindacati per la combinazione dei fattori disponibili per produrre il miglior contratto possibile con le date condizioni. E con le condizioni date questa ipotesi ha prodotto il miglior risultato possibile e per questo siamo disponibili a firmarla una volta superate le ultime difficoltà.
Non è un contratto povero, tuttavia nelle condizioni odierne del SSN non possiamo ritenere che i dirigenti siano soddisfatti. Non possiamo pensare che con quello che porterà, e non è poca cosa, sia ricostituito un clima di lavoro favorevole negli ospedali e nei servizi dopo anni di logoramento.
Tutti sanno, ormai anche per esperienza diretta, che il Ssn ha bisogno di personale in numero sufficiente, motivato e soddisfatto del riconoscimento anche economico che il paese gli riserva, e questo oggi non è! Quindi questo contratto, figlio di una stagione conclusa, chiude una pagina della storia della sanità pubblica e ne apre immediatamente un’altra. Noi potremo sottoscrivere l’ipotesi di accordo sul contratto ma contemporaneamente sottoscriviamo la messa in mora del Governo e delle Regioni che oggi reggono le sorti del Ssn chiedendo: cosa pensate di fare? Volete tirare avanti come sino qui avete fatto? Come pensate di dar seguito alle promesse fatte agli “eroi”? Cosa siete disposti a mettere immediatamente per legge sopra questo contratto a compensazione di ciò che economicamente gli è mancato? Ci vogliono risorse fresche che aumentino la massa salariale, non defiscalizzazioni temporanee e ininfluenti sugli stipendi futuri. Oggi il Ssn e il suo personale sono una macchina che imbarca 60 milioni di cittadini, una macchina con una gomma squarciata. L’ipotesi di Ccnl che siamo disposti a firmare può essere il ruotino che ci consente di non fermarci. È indispensabile metterlo su. Ma non pensiate che ci possa portare lontano!”, afferma Aldo Grasselli, Presidente FVM
Fonte: Quotidiano Sanità