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10 gennaio 2019

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Autonomia differenziale, Stefani: una sfida per far lavorare meglio le istituzioni

Categoria: Governo e Parlamento, Regioni e SSR

Autonomia differenziale, Stefani: una sfida per far lavorare meglio le istituzioni

La Ministra per gli Affari regionali e le autonomie, Erika Stefani, ha risposto ieri a due question time alla Camera sull’intesa relativa all’autonomia differenziale per le regioni Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna:

Voglio ricordare che l’autonomia mira a sviluppare un principio di responsabilità degli amministratori nei confronti dei cittadini, e quindi l’attribuzione degli ulteriori spazi di autonomia è una sfida a far lavorare meglio lo Stato e le istituzioni che lavorano nello Stato. Per fugare poi alcune preoccupazioni che sono riferite anche nell’interrogazione, ritengo e confermo ancora che, per la parte finanziaria, non vi sarà un’incisione su quella che è la situazione delle altre regioni. Ha detto il Ministro rispondendo alla prima interrogazione

Il Ministro ha affermato, rispondendo alla seconda interrogazione che le trattative sono ad una fase finale, ma sono comunque in divenire e per tanto non ritiene di poter rendere pubblici i particolari oggetto di negoziazione. In ogni caso “non vi sarà nessun tipo di problematica e di effetto svantaggioso nei confronti delle altre regioni“.

Risposta alla prima interrogazione

Ringrazio il collega per aver sottoposto questa questione, che è veramente anche molto complessa. Sono consapevole in realtà delle preoccupazioni che spesso il dibattito pubblico manifesta proprio sulle ragioni attinenti al riconoscimento e all’attribuzione di competenze ulteriori ad alcune regioni in base al disposto della Costituzione, ma sono certa che si riuscirà a diradare quelle che possono essere anche delle nubi.
Mi riferisco in particolare alle questioni relative all’attribuzione delle risorse finanziarie necessarie per l’esercizio delle competenze trasferite. Si tratta di un tema delicato, sul quale – ho avuto modo infatti di ribadirlo più volte – pur immaginando in prospettiva la definizione anche per la spesa statale di fabbisogni standard, quindi che sarà un passaggio ulteriore, nella fase di attribuzione delle risorse finanziarie il trasferimento sarà corrispondente alla spesa attualmente sostenuta dallo Stato nel territorio interessato per lo svolgimento di quella funzione. In questo senso, quindi, la spesa dello Stato per tutti gli altri territori regionali non interessati dall’autonomia differenziata continuerà a rimanere la stessa, senza subire alcuna diminuzione, come invece sembrano ventilare alcune preoccupazioni. È sbagliato, in realtà, considerare l’attribuzione delle risorse come una sorta di potenziale rischio, un danno per le regioni più svantaggiate, le quali comunque resteranno sempre garantite da quello che è un principio sicuramente di solidarietà nazionale.

Mi piace comunque ricordare, per quanto riguarda l’indicazione relativa ai livelli delle prestazioni, che, a quarant’anni dalla riforma, casi virtuosi della sanità, che hanno saputo coniugare universalità, garanzia delle prestazioni e gestione regionale, sono ormai nel novero della nostra storia: è un modello di successo, che ha visto quindi protagoniste, pur con luci ed ombre, le regioni. In questo senso, quindi, le richieste, ad esempio, in materia di sanità si collocano all’interno di un percorso che ha saputo garantire livelli essenziali delle prestazioni di assoluto livello, e che costituirà un modello anche per le altre materie richieste da alcune regioni, quali, per esempio, l’istruzione ed il lavoro, sulle quali le regioni stesse, nel formulare la richiesta, hanno ribadito l’obiettivo di un comune standard da garantire su tutto il territorio nazionale. Voglio poi ricordare che l’autonomia mira a sviluppare un principio di responsabilità degli amministratori nei confronti dei cittadini, e quindi l’attribuzione degli ulteriori spazi di autonomia è una sfida a far lavorare meglio lo Stato e le istituzioni che lavorano nello Stato. Per fugare poi alcune preoccupazioni che sono riferite anche nell’interrogazione, ritengo e confermo ancora che, per la parte finanziaria, non vi sarà un’incisione su quella che è la situazione delle altre regioni.

Per quanto riguarda il livello delle prestazioni minime da erogare in modo uniforme sul territorio nazionale, in ogni caso non si potrebbe provvedere all’individuazione delle stesse se non con una previa individuazione delle prestazioni dei servizi medesimi, e l’individuazione delle prestazioni risulterà all’esito proprio della trattativa e dall’intesa. Non vi è dubbio comunque – ça va sans dire – che l’articolo 120 della Costituzione c’è, e dev’essere rispettato. Comunque sono ben lieta, perché i tempi sono sempre molto limitati, di potermi confrontare con gli illustri colleghi al fine di valutare ed approfondire meglio la questione.

Risposta alla seconda interrogazione

Ringrazio anche qui i colleghi e faccio presente che molte delle considerazioni che sono necessarie in risposta alla vostra interrogazione derivano anche da quanto ho appena riferito in relazione all’interrogazione dei colleghi Conte e Fornaro per quanto riguarda l’impianto relativo, in particolare, alle risorse.

È certo che qui siamo di fronte a una previsione costituzionale alla quale si vuole dare esecuzione che, quindi, consente alle regioni di fare richieste, ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione, di attribuzione di ulteriori e particolari forme di autonomia. L’attribuzione verrà fatta previa intesa sottoscritta fra il presidente della regione e il Presidente del Consiglio e sarà poi attribuita effettivamente con una legge dello Stato approvata a maggioranza assoluta.

È stato dato avvio ad un’istruttoria che è veramente molto complessa e che è cominciata nel momento in cui io mi sono insediata, ma che parte già da un lavoro svolto dal precedente Governo con la stipula delle pre-intese. Oggi siamo in una fase, che io mi auguro, possa essere proprio una fase finale. Però, è ancora in divenire, vi è un processo in divenire e, pertanto, a mio avviso, rendere pubbliche le minute della trattativa forse potrebbe anche far venir meno la serietà stessa della trattativa, perché, è ovvio, alla conclusione vi sarà un prodotto fatto e confezionato. Il processo, come detto, è ancora in corso.

Per quanto riguarda, invece, la parte relativa alle preoccupazioni sull’incidenza che potrebbe avere il riconoscimento dell’autonomia nei confronti di tutto quello che è l’assetto dello Stato, io qui mi sento forte di poter dire e garantire – perché altrimenti saremmo di fronte sicuramente ad un atto inconsulto – che non vi sarà nessun tipo di problematica e di effetto svantaggioso nei confronti delle altre regioni. Come dicevo, l’attribuzione delle competenze verrà fatta sulla base di quello che è il costo storico, cioè quello che è il costo che attualmente lo Stato sostiene per l’esercizio di quella funzione all’interno della regione; quindi, è come se il saldo generale restasse sempre pari. Vi è poi un momento di superamento che arriverà sui fabbisogni standard, che si applicheranno, però, su tutto lo Stato. Il processo dei fabbisogni standard è già in corso, vi sono già dei lavori, c’è già una commissione nata sulla scorta, insomma, della legge n. 42 sul federalismo fiscale. Io mi richiamo poi per le altre considerazioni a quanto appena risposto alla precedente interrogazioni.

A cura della segreteria FVM